Il Fantasma decide le sorti di chiunque entri nel suo teatro. È fuggito da un circo, dalla prigionia, e il suo desiderio di riscatto supera qualsiasi altra ambizione o sentimento. Suo è il palcoscenico, suoi i posti a sedere, sua la scelta degli artisti che si devono esibire. Basta un cenno, e come per magia crollano lampadari, si accendono luci, si aprono passaggi segreti. Tutto, nel teatro, ruota intorno a lui. Tutto, tranne Christine. Christine è giovane e bellissima. In punto di morte, il padre le promette che l’Angelo della Musica le avrebbe insegnato a cantare divinamente, e l’avrebbe protetta in sua vece. E, come spesso capita, l’amore confonde.
L’amore per un padre, per la musica, per un uomo. Il Fantasma è l’Angelo. E per qualche atto, il seguire quest’uomo misterioso, dal volto coperto da una maschera, non è poi così male. La conduce al lago sotterraneo, dove la musica riesce a unire le loro anime, ma di un’unione malsana, fondata sul possesso e non sulla sintonia. Lei decide di volerlo guardare in volto, di scoprire cosa si nasconda sotto quella maschera bianca.
In un momento di distrazione, riesce a strapparla dal viso del Fantasma, e quello che scopre è a dir poco sconcertante: un viso deturpato, sfregiato, orripilante. Prima la rabbia, poi la disperazione per essere stato scoperto. Cercherà in ogni modo di averla, Christine. Poi si arrenderà, e lascerà che un uomo migliore di lui possa amarla come merita.
Ciò che colpisce di questa storia è quello che non si vede.
Un viso nascosto dietro una maschera, come se fosse sufficiente coprire le proprie sembianze per sembrare una persona diversa, una persona migliore. L’identità non è solo il nostro viso. Siamo il nostro modo di camminare, le piastrelle che scegliamo per il bagno, il libro appoggiato sul comodino.
Siamo il quadro appeso sopra il letto, il gusto di gelato preferito, il modo di aggrottare la fronte davanti a un dubbio. Chiunque decida di compiere un gesto talmente folle da volerci privare della nostro essere uniche commette non solo un reato, ma anche un atto completamente privo di senso. Perché, come il Fantasma ha imparato, non è la maschera a rivelare sé stesso.
Chiara Orsetti