TRAKS torna a offrirti cinque recensioni in breve di dischi che potresti esserti perso in questi giorni.

Folkabbestia, “Giramondi”
folkabbestiaNuovo lavoro discografico in formato digitale contenente cinque canzoni inedite per i Folkabbestia: Giramondi sono i protagonisti di questo album, i migranti, i gitani, i buskers, i naviganti e i Folkabbestia che da anni portano in giro per l’Italia e per l’Europa l’energia solare della loro musica festosa e travolgente. Si parte dalla mobile Esma, ritmata e con le caratteristiche folk e narrative già in rilievo, con uno spaccato gitano sulla regina degli zingari. Ci si sposta in Sudamerica con Hijos naturales de Pizarro, che racconta della non nobilissima conquista da parte degli spagnoli. Racconti di strada (irlandese) e sempre ritmi alti e saltellati quelli di Il violino e il cappello. Ecco poi La baraonda, episodio ironico con salvataggio “inverso”, condito da armonica a bocca e già presentato come singolo. Si chiude su note più drammatiche, quelle de La tempesta: anche qui si parla di migrazione, ma di ironia non c’è traccia, in un pezzo che accetta cambi di struttura. Episodio interessante nella lunga carriera dei Folkabbestia, sempre piuttosto pronti alle sfide dell’attualità.
Genoma, “Stories”

genoma, recensioni in breveI Genoma nascono nel 2015: Stories è il loro debutto, pubblicato in edizione strettamente limitata con copertina dipinta a mano e con una bonus track. Tra elettonica, melodie pop, influenze new wave, ritmi downtempo e chill-out, la band utilizza di synth e Seaboard, un tipo di tastiera midi con una dinamica differente, suonati da Enrico Coari, cui si aggiunge il violoncello di Elisa Cagnani e le percussioni di Roberto Raggi “Beo”, e poi ancora il basso fretless di Nicola Farolfi, la batteria di Stefano Lelli e la voce di Angela Piva. L’ep da cinque canzoni si apre con Flashback, pezzo morbido e ovattato, con buone linee di basso. Il lato più melodico emerge in pieno anche con Pink Astronauts Story, mentre Dark Window, accompagnata dal pianoforte, inserisce qualche elemento più cupo. Remember me si differenzia per il testo in italiano, mentre la chiusura è affidata alla cover di Atmosphere, resa con toni oggettivamente troppo melliflui.

Black Flowers Cafe, “Islands ep”
black flowers cafeIl quartetto di origine cosentina Black Flowers Cafe pubblica Islands ep, un omaggio a Derek Walcott. L’ep conta su quattro canzoni ricche di suggestioni pop, declinate però secondo linee di differente orizzonte. Per esempio l’apertura è assicurata da Never Trust Me, che aderisce ai dettami del pop anglosassone più malinconico. Si risollevano gli animi con Caribe, che fa perno su ritmiche fantasiose e tropicali. Con January si rientra in un alveo più contenuto e melodico. Si chiude con la cover di Passionfruit di Drake, resa con vasto uso di filtri elettronici e giochi ritmici, a conferma di un’attitudine, da parte della band, anche ad aprire gli orizzonti oltre i limiti del pop standard e più normalizzato.

Turma, “Kraken”

turma, recensioni in breveKraken è il nuovo album della band partenopea djent/death core Turma. La band, nata nel 2008, ha alle spalle diversi concerti e ha condiviso il palco con artisti come Necrodeath, Michael Angelo Batio, Arthemis. Un disco con pochi compromessi, come si capisce a partire dalla gutturale e potente Feel No Pain, che apre il disco con toni di tempesta. Aumenta la velocità del drumming con Mortal Kombat, fiammeggiante e devastante. Altri pezzi come Destroyer o Fifth Joint confermano l’attitudine della band, che si muove tra le alte velocità del death e momenti leggermente più scarichi. La title track Kraken si apre in maniera anche più bellicosa, con movimenti fluidi che però tendono verso conflagrazioni molto rumorose. Si viaggia verso il finale con un pezzo cadenzato come Rebecca’s Shield, mentre la breve e palindroma Magam chiude con gli ultimi ruggiti. Il disco gode di un sound compatto e assoluto, con poche pause e sorretto da una determinazione feroce.

Veronica Howle, “1.0”

veronica howleSi chiama 1.0 l’ep firmato da Veronica Howle, quattro tracce di alternative rock, misto a crossover con influenze metal. La voce di Veronica è la caratteristica che spicca a partire dalla prima traccia, Ego, contornata da suoni robusti e roventi. La struttura del pezzo non è rettilinea, così come in Roses and Mike, che però ha spunti maggiormente melodici e influenze goth. Tratti post grunge invece emergono in Proud, prima che Burattinaio chiuda, in italiano, mescolando melodia e chitarre in vena di apparizioni rumorose. Un ep con spunti interessanti e con buone qualità messe in mostra.

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