Jampa Capolongo: ho sempre cercato autenticità

Il ritorno sulle scene di Jampa Capolongo (affiancato da Formica Dischi) è affidato al singolo Un giorno lontano da tutto. Abbiamo deciso di fare qualche domanda al cantautore sul suo percorso.
Soltanto qualche mese fa tornavi dopo uno stop durato anni con Non vale di meno: oggi un brano come “Un giorno lontano da tutto”, che pare comunque avere un filo rosso ben preciso con la precedente uscita. Ecco, a questo punto viene naturale chiederti: cosa dovremmo aspettarci dal resto del disco?
Tutto il disco che uscirà entro qualche mese è figlio di questi anni di mia ricerca personale, di lavoro sulle sonorità oltre che sulle canzoni. Il lavoro è stato quello di far abitare la mia forma autorale in una casa sonora che contenesse anche la mia passione per l’utilizzo dell’elettronica e di certe ispirazioni nord europee. Apparentemente distanti dalla canzone “d’autore”. In realtà, tutto è sempre relativo al messaggio che si desidera dare, l’abito sonoro è soltanto la parte estetica di un anima imprescindibile: la canzone. E io ho sempre cercato autenticità in quella.
Da cosa nasce il brano, c’è un particolare aneddoto legato alla nascita della canzone?
Un giorno lontano da tutto suggerisce la ricerca di un posto fisico o mentale nel quale possiamo portare con noi le nostre sicurezze, le persone che amiamo e prenderci tempo di qualità. E’ come se fosse un viaggio verso un “luogo”. In questo senso è come se fosse la naturale estensione di Non vale di meno che è invece incentrata sulla consapevolezza del sé e per questo è più in viaggio interiore.
Anche il mood, a sua volta, segue quello che sembra un incessante “rotolare”, che segue invece un cantato quasi “compassato”, che ricorda i nomi della prima scena cantautorale indie. Che idea hai seguito, a livello emotivo, nella produzione del brano?
Il mood ritmico è di certo incalzante (155bpm per gli appassionati del genere). Mi è servito a contenere una serie di scene “filmiche” che si susseguivano e che necessitavano di sipari veloci. La melodia più compassata della voce è proprio il mio modo di cantare e di creare contrasto con la texture di arrangiamento. Di certo in questo modo di produrre hanno influito i miei ascolti e una certa passione per la ritmica.
In qualche modo, quello del brano sembra essere un canto del cigno d’un amore che tenta in tutti i modi di ritrovarsi, cercando di fermare quasi lo scorrere del tempo per guardarsi dentro. Forse qui emerge tutto il legame con il precedente singolo, che in qualche modo racconta la necessità di restituire “valore” alle cose: c’è un concetto filosofico che ritorna, in questi due brani, e che allo stesso tempo apre uno spioncino sul “messaggio” del disco?
Di certo, come dicevo prima, tutte le canzoni del disco hanno una linea profonda comune, probabilmente anche nella ricerca dei concetti. Non so se possono essere dei messaggi, ma di certo sono fotografie autentiche di emozioni, cose vissute, esperienze che riguardano senz’altro molti di noi. Il valore delle cose e del tempo, per me sono sempre bandiere per cui vale la pena di battersi.
Live in arrivo? O dobbiamo aspettare la pubblicazione del disco?
Abbiamo deciso di rilasciare questo album nel tempo, come stiamo facendo, godendocelo anche un po’ a livello “discografico”. Quando il disco sarà fuori tutto, allestiremo dei live sicuramente e abbiamo già qualche idea.