Passato, presente e futuro si intrecciano in Complicità e Interventi Illegali, il nuovo album de Lo Strano Frutto, progetto solista di Enrico “Teno” Cappozzo (ex iMelt, Muleta). In uscita per Dischi Soviet Studio, il nuovo lavoro di Teno è stato registrato con Giorgio Canali alla Cucina b&b Vistabrenta e Artmusic Studio di Bassano del Grappa (VI) con la collaborazione di Diego Piotto.
L’album viaggia avanti e indietro nel tempo, arrivando a sedimentare un vissuto dal quale traspare la volontà di combattere di fronte alle sfide della contemporaneità. In otto pezzi perlopiù acustici, impreziositi qua e là dalle pennellate di chitarra di Giorgio Canali, l’autore traccia una lucida disamina sulla società di oggi, affrontando temi sociali e politici, ma anche delineando quadri intimi, familiari, domestici, arrivando a scavare nelle pieghe della propria coscienza e della propria storia..
“L’album è stato concepito nel marzo 2020 in tre giorni, in completo isolamento, durante il lockdown . Ero esterrefatto di fronte a quanto stava accadendo in quei giorni, forse lo si può notare dal modo in cui ho usato la voce, tanto che avevo pensato di non pubblicare più il disco. Ho deciso di farlo uscire adesso perché comunque non è cambiato praticamente nulla, a parte il fatto di non avere più le mascherine sul viso, e in quanto ho visto una crisi politica e sociale dilagare in quel periodo e confermarsi ora, malgrado sia tutto apparentemente normale”.
L’immediatezza è l’esigenza che sta alla base di questo approccio musicale che si concentra sulla musica come tramite per parlare della vita, delle difficoltà e dei sogni di un uomo come tanti.
Lo Strano Frutto traccia per traccia
“Siamo gli eroi dei nostri giorni peggiori”: Stabili che basta apre il disco fra suoni acustici e sintetici, con un approccio piuttosto meditabondo ma decisamente piuttosto dinamico.
Molto politica e molto incazzata Cosa siamo stati, cosa siamo, cosa diventeremo, in cui le considerazioni sul tempo in realtà sono molto avvinte al presente e alla realtà circostante. Una canzone apertamente incazzata, resa più drammatica dal violino che fornisce colori forti.
Si parla di amore che sana in America, ma è un amore sofferto, narrativo, probabilmente complicato. Risonanze di chitarra si espandono su spazi apparentemente vuoti.
Qualche scampolo di dolcezza, per lo più malinconica, traspare da E’ inutile pensarci, altra canzone tra il narrativo e il meditativo. Le mani bianche è più diretta, sicuramente arrabbiata, d’impatto abbastanza evidente e tagliente.
Altri archi, anche più allargati, quelli che si esplorano all’interno di I ragazzi stanno bene, che si muove con impeto e con altre dosi di dramma. Il brano si staglia anche per la lunghezza (il doppio degli altri pezzi del disco) ma anche per la cura con cui scandaglia il dlore. “Posso essere felice ma non voglio”
Ecco poi Il mostro, racconto di incubi interni, accompagnato da cori femminili ma anche da fantasmi mentali che si agitano parecchio. Gesti e mondo che barcolla all’interno di E’ ancora giorno, che accenna a tendenze psichedeliche mentre racconta di lacrime e si riunisce idealmente al pezzo d’apertura del disco.
Breve ma forte: ventiquattro minuti per otto canzoni, se vogliamo fare i conti in tasca a Lo Strano Frutto. Ma a prescindere dal minutaggio, quello che emerge dall’album è una voce determinata, chiara, che vuole mettere a nudo anche i propri dubbi e le proprie debolezze, come in una sorta di necessità espressiva che non si riesce a frenare. E probabilmente è giusto così.
Genere musicale: cantautore
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