MaliMinori, “Shitstorm”: recensione e streaming

maliminori

MaliMinori è la band monzese formata da sei antieroi dall’animo punk, alternative rock, ma anche tremendamente pop. La band ha lanciato il primo album Shitstorm (Neve Records), titolo che prende il nome dalla pratica sociale distruttiva e ignorante più in voga del momento. Loro, però, non sono irriverenti, ma semplicemente sinceri. Seppure in una visione scenicamente apocalittica la loro tempesta di… giochi di parole è edificante e riflessiva.

Centrati e ben saldi nei contenuti di interesse collettivo, sono invece musicalmente eclettici. Il progetto “MaliMinori” è stato perfezionato dalla guida artistica del produttore e discografico Andrea Ravasio.

MaliMinori traccia per traccia

Iniziamo con l’emblema dell’album, il nemico PdM (un gentile acronimo). Un rock che nell’intro richiama i Red Hot Chili Peppers, ma poi sfuma nel grunge per dare voce a uno sfogo liberatorio che non cambia di fatto la realtà ipocrita, ma dopo ci si sente sicuramente più leggeri. Il ritornello è caratterizzato da un motivetto ipnotico e piacevole del synth, una similitudine con gli effetti del controllo sociale sul nostro cervello.

Nouvelle Vague trova respiro in sonorità estremamente soft. Ricca di immagini simboliche, con continui riferimenti cinematografici che danno valore al titolo, raggiunge un rabbioso hardcore punk attraverso un graduale climax dinamico e ritmico.

Con Backup siamo nel pieno del punk rock italiano. Chitarre distorte, tastiere deliranti, in una alienante visione distopica della società. Fagiani Liberi è il pezzo più pop, linguaggio aperto e disinibito, che ricorda il cantautorato vintage di Calcutta, e Ligabue nel ritornello.

Pixel è caratterizzata da crossfade e fusione tra musica elettronica anni ‘70 e pop-rock. Il testo emo mostra un senso esistenziale apatico e devastato. A letto senza, rock ‘n’ roll anni ‘70, con incursioni elettroniche e un esplicito riferimento al sesso.

Bianca come la neve è la traccia più sentimentale. Tintinna una chitarra dolce e brillante alla Jeff Buckley, siamo attorniati dalla magia del Natale e dalla sua malinconia bestiale. Siamo soli come un cane, ma non fa niente. Una ballad postmoderna. Solo nella coda si riaccende quella rabbia punk che ha caratterizzato l’intero album e torna anche il synth ipnotico.

I MaliMinori ci regalano melodie che rimangono in testa e un collage di riferimenti ricercati e citazioni pop per esprimere la loro forte identità, in perfetta linea punk.

Genere: pop punk

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