Officine Bukowski, “Il primo giorno d’inverno”: la recensione

officine bukowski

Il primo giorno d’inverno è l’album di debutto della band bergamasca Officine Bukowski, con la partecipazione di Gian Maria Accusani (Sick Tamburo, Prozac+) e Paolo Saporiti (Todo Modo) e la produzione dello studio We Are Next 3 di Roberto Vernetti e Michele Clivati (Casino Royale, Delta V, Ustmamò, Aeroplani Italiani, Dolce Nera, ecc.).

«Officine è il rigore e la disciplina di una bottega d’artigiano – spiega la band – fucina di creazione dove la fredda sostanza del materiale viene plasmata dalla forza e dall’ingegno dell’essere umano che forgia da sé il proprio futuro. E poi c’è Bukowski, vecchio fabbro sporcaccione che nelle sue pagine ci trascina tra l’incudine e il martello: un genio, un artista della parola che ha ordito trame fittissime in grado di legare sacro e profano, un campione della vita vissuta che ha sperimentato fama e fame.

Ciascuno di noi è, nel suo intimo, un Charles Bukowski che talvolta volge lo sguardo al bello sconfinato del mondo, per goderne centellinando ogni istante d’immenso, mentre altre volte si perde nelle proprie oscure perversioni che, salvo false ipocrisie, sono di ognuno il sale della vita».

La band è composta da Debora Chiera – voce; Walter Viola – batteria e percussioni;
Paolo De Feudis – chitarre; Carlo M. Fabbrini – basso.

Officine Bukowski traccia per traccia

Prima traccia del disco è Anime, che ha funzione dichiarata di introduzione, su un percorso sfumato e stratificato di voci.

Molta più determinazione emerge da Chi era Viola, power pop sporcato di synth ed elettronica, con un drumming molto robusto.

Giardino di tulipani, sorretta da un bel giro di basso, accompagna l’ascoltatore in un viaggio ambiguo, in una notte dalle luci violente e dagli “occhi gialli”.

Più fluida e quasi lirica Parlami Ora, che ha strappi orchestrali ma anche momenti di rock quasi pugilistico.

Si spezza un po’ il ritmo con Neve, che attraversa varie fasi per approdare a una certa animazione finale.

Il primo giorno d’inverno, la title track, ha un drumming estremamente determinato, con un tocco tribale qui e là.

A proposito di drumming: Renée sceglie una via diritta ed estremamente pestata, per raccontare una storia con risvolti piuttosto noir (ma stiamo parlando di quel “bel” Renée lì? Per nel caso va tolta la “e” finale).

Sabbie Mobili è un rock violento e crudo, seppure con pause più morbide e interlocutorie, piuttosto sensuali.

Parte piano Solo te, ma il ritmo si rialza immediatamente, e si torna a picchiare e urlare.

Si chiude con un’ondeggiante e ambigua Zingara, carica di bassi e con un intervento rappato che varia il percorso.

Buon esordio per le Officine Bukowski, con un disco ricco di spunti pop ma anche di energia e di testi scritti con qualità.

Genere: power pop

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