PCM, “Dreamland”: recensione e streaming

Una colonna sonora ideale per ogni fase del sonno: Dreamland è il nuovo album dei PCM. PCM è un trio composto da Francesco Perra (P), Matteo Cantaluppi (C) e Matteo Milea (M). L’unione dei tre musicisti crea una fusione di stili e influenze che si muovono in modo differente ma complementare all’interno del genere ambient elettronico con episodi drone, soundscape e glitch. 

Matteo Cantaluppi, famoso per la sua carriera di produttore di musica indie pop, ha anche pubblicato come musicista diversi album ambient, tra cui Frontera (con Baffo Banfi) e Frantic. Francesco Perra è un musicista ambient che utilizza la chitarra ed i tape loops per creare i suoi paesaggi sonori. Ha pubblicato dischi, singoli ed EP con diversi labels con lo pseudonimo di Perry Frank. 

Matteo Milea è il sound designer che cura l’aspetto artistico del trio, creando una rappresentazione visiva al suono della band. 
Le influenze del trio vanno dalla musica di Brian Eno, Fennesz e Basinski, passando per episodi più cupi tipici di Tangerine Dream, Popol Vuh, fino ai Pink Floyd. I PCM sono stati influenzati visivamente anche da Andrej Tarkovskij, Lucio Fontana e Anselm Kiefer. 
Il trio ha pubblicato due album, “Attraverso” (2019) e “Macro” (2021), con l’etichetta americana n5MD.

PCM traccia per traccia

C’è un glitch di partenza ed è nel titolo di Unlseep, breve traccia, ovviamente sognante, che introduce il lavoro. Ecco poi Dreamland, un excursus liquido che funge da title track e che organizza i sensi e i sentimenti su orizzonti vasti, con un basso che arpeggia sullo sfondo, un po’ minaccioso.

Salgono piano i suoni di Astral Walk, una camminata stellare che si fa abbastanza vivace e comunque movimentata. Tanto da finire in un crescendo quasi danzante.

Si ritorna a momenti più eterei affrontando la R.E.M. Phase, nella quale ci si immerge morbidamente e quasi lasciandosi cadere. Bolle quasi mistiche riempiono l’aria di Coma, circondando l’ascoltatore con dolcezza.

Crystal Hypgnosis torna a dinamiche più serrate, con qualche loop che si consuma e piccoli suoni a costruire un panorama di piccole luci, anche qui con una crescita che diventa impetuosa.

Qualche indizio di Sigur Ros si registra in Awakened, un risveglio molto soffice e ancora nebuloso, ma sicuramente circonfuso di sensazioni positive.

Ma non è tutta rose e fiori, la terra di Dreamland: ecco che sensazioni negative, e qui e là agghiaccianti, si affacciano attraversando la Nightmare Alley, dove gli incubi si affollano, alimentati ora da piccoli suoni che rimangono ai margini, ora da esplosioni più evidenti.

Arriva la luce in Moonlight Sequence, anche se si tratta ancora di una luce lunare che riempie gli occhi con dolcezza. Ed ecco, alla fine, la sveglia, anche se si tratta di un Alarm Clock Lullaby, che oggettivamente indurrebbe a girarsi dall’altra parte e continuare a sognare.

Un panorama sonoro continuo e coerente, quello allestito dai PCM, per un’idea non del tutto inedita ma sicuramente ricca di fascino.

Genere musicale: ambient

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