Come da tradizione (recente) dedichiamo agosto alla lettura: per il 2024 abbiamo deciso di ripubblicare una serie di pagine tratte dal volume “Italia d’autore” (Arcana, 2019), dedicato ai grandi cantautori che hanno fatto la storia della musica italiana.
C’è, nella storia della canzone italiana, una vicenda non meno oscura di quella di Luigi Tenco, ma molto meno conosciuta perché consumatasi più nell’ombra. È quella di Piero Ciampi, nato nel 1934 nel quartiere Pontino di Livorno, figlio di secondo letto di un commerciante di pelli.
Ciampi forma, all’epoca dell’università, un trio musicale con i fratelli Roberto e Paolo: Piero è il cantante, ma di giorno lavora in una ditta di oli lubrificanti del porto, fino a quando non parte per il servizio militare. Gian Franco Reverberi, suo commilitone, racconta che già a questo punto di Ciampi emergono non soltanto le qualità musicali, ma anche la passione per la bottiglia e un carattere molto pungente, che lo porta spesso nel pieno di qualche rissa.
Di lui s’innamora anche la figlia del comandante, a cui Ciampi scrive lettere ogni giorno. Tornato a Livorno suona il contrabbasso in piccoli complessi della zona. Ma nel 1957, senza una lira in tasca, parte per Genova, che però è soltanto una tappa sulla strada di Parigi: qui comincia a cantare le sue poesie, per lo più per compensi da fame. A questo punto della storia, di solito, accade qualcosa di mirabile che permette al poeta talentuoso, ma sfortunato, di fare il salto di qualità.
Questo evento, però, nella vita di Ciampi non si verificherà mai: nel 1959 torna a Livorno dove lo accompagna, soprattutto, la bottiglia. Reverberi lo convince a trasferirsi a Milano, dove lavora per la Ricordi. Passeranno un paio d’anni prima che Ciampi riesca a pubblicare il primo 45 giri Conphiteor, sotto il nome di Piero Litaliano, memoria parigina di quando era chiamato l’italianò. Incide altri singoli, fino al 1963 quando esce il primo album Piero Litaliano, per lo più ignorato da tutti, tranne che da Natalia Aspesi che scrive di Ciampi: «Nei suoi versi ci si trova qualcosa di abbastanza poetico per riuscire incomprensibile all’amatore abituale di canzonette».
Ballata per un amore perduto
Ciampi torna di nuovo a Livorno, poi a Roma Gaetano Pulvirenti gli affida la direzione artistica di una piccola etichetta discografica, la Ariel. In questo periodo Ciampi si dedica a composizioni più orecchiabili e firma canzoni per altri interpreti: per esempio Lungo treno del sud nel 1962 per Tony Del Monaco, Nato in settembre e Ballata per un amore perduto per Georgia Moll, Autunno a Milano per Milly, Ho bisogno di vederti per Gigliola Cinquetti che arriva quarta al Festival di Sanremo del 1965.
Ciampi riprova a interpretare in prima persona le proprie canzoni, ma con scarso successo, così continua a bere e scappare: ogni tanto fa la valigia senza dire niente a nessuno e gira l’Europa. Gino Paoli, amico dai tempi di Milano e più volte interprete di sue canzoni, gli procura un contratto con la RCA, accompagnato da un consistente anticipo in denaro. Ma se è una svolta, Ciampi non se ne accorge: spende tutto il denaro e non incide un solo pezzo, si presenta ubriaco ai concerti, insulta il pubblico.
Un fil rouge con Tenco c’è: è Dalida, che collabora con Ciampi all’inizio degli anni Settanta, interpretando La colpa è tua. Gli amici continuano a stargli vicino: il calciatore friulano Ezio Vendrame, durante un incontro allo stadio Appiani con la maglia del Padova, arriva a fermare il gioco per salutare pubblicamente Piero, dopo averlo riconosciuto per caso sugli spalti. Nel 1973 Bambino mio, scritta con Pino Pavone, è cantata da Carmen Villani a Canzonissima.
Nel 1974 Nicola Di Bari incide, dopo averla rifiutata, Io e te, Maria, poi Ornella Vanoni chiede di poter registrare un intero album con le canzoni di Ciampi. Ma il cantautore livornese è introvabile. Quando ricompare il progetto è già stato realizzato da Nada, con l’album Ho scoperto che esisto anch’io: il talento di Nada è indiscutibile, ma l’esposizione mediatica (come si direbbe oggi) assicurata da Ornella Vanoni all’epoca sarebbe stata probabilmente diversa.
Ma se il Ciampi autore ha comunque successo, il Ciampi interprete e uomo accumula i fallimenti: i concerti si concludono spesso in litigi con organizzatori e pubblico. Nel 1976 si esibisce al Club Tenco: la serata anni dopo sarà pubblicata anche su cd. Tra la fine del 1976 e gli inizi del 1977 Ciampi prova a esibirsi in concerto con alcuni amici: Paolo Conte, Nada e Renzo Zenobi. Il successo è scarso e la Rai, che dovrebbe mettere in onda una trasmissione sul concerto, non la inserirà mai in palinsesto. Alla fine, la compagnia della bottiglia si rivela fatale: il 19 gennaio 1980 muore per colpa di un cancro alla gola. Ad assisterlo c’è un medico di nome Mimmo Locasciulli, che di secondo lavoro fa il cantautore e che, anni dopo, inciderà Tu no, scritta dal suo paziente.