Una band piuttosto “nuova”: l’incontro di tre membri dei Daimon avviene infatti nel settembre del 2014, quando Francesco si è aggiunto a Corrado e Andrea che erano da poco rimasti senza bassista. Eppure il gruppo è già alle prese con la pubblicazione del primo lp, Misplaced. Il trio, originario di Bologna, è composto da Corrado Pizzolato (voce, chitarra), Francesco Ritucci (basso), Andrea Fontanarosa (batteria).
Daimon traccia per traccia
Si parte con un feedback prolungato: She’s so Dingy accende i motori con evidenti nostalgie per i periodi più robusti del rock. Si procede invece per sonorità grunge con Bind, influenzate soprattutto dal versante Nirvana, ad aggiungere un pizzico di oscurità in più alla costruzione del brano.
Rallentata ma riconoscibile, arriva poi la cover di Lovesong, classico dei Cure, piuttosto elettrica. Si torna, casomai si fosse andati via, al post grunge con Immigrant Ian, che ha un riff chiaro e riconoscibile, ed esplosioni vocali nel finale.
Clay viaggia sottovoce e sottotraccia a lungo, prima di iniziare ad alzare progressivamente il volume della chitarra, fino all’inevitabile conflagrazione finale. Più diretto l’approccio di K&R, mentre Poison Belly evoca memorie in stile Metallica (periodo Black Album/Unforgiven).
Più sfrontato e meno oscuro lo stile di Who cares?, in cui le chitarre risuonano con forza. Molto più tranquillo l’atteggiamento di Paper Man, che evolve in una ballata sommessa, con ua parte finale più rumorosa. Il discorso si chiude sulla canzone omonima Daimon, che conferma le sonorità già percorse nel resto dell’album, con uno sguardo più vintage al metal anni ’70/’80 (e sorpresa finale).
I Daimon dimostrano buone qualità di ispirazione, ma sembra necessario un lavoro complessivamente più preciso, e anche l’uscita dal cono d’ombra di altre e troppo importanti band, per trovare una propria strada e un proprio stile.