Rio Sacro, “Rio Sacro”: recensione e streaming

Rio Sacro

I Rio Sacro sono un duo principalmente strumentale nato in Umbria nel gennaio 2020 dall’incontro fra Edoardo Commodi e Norberto Becchetti, chitarristi e compositori accomunati dalla passione per la musica strumentale e le colonne sonore. Il loro primo lavoro discografico dal titolo omonimo ‘Rio Sacro’ è in uscita per l’umbra JAP Records e la romagnola L’Amor Mio Non Muore – Dischi.

L’album contiene composizioni strumentali inedite con sonorità trasversali che vanno dal blues al desert rock riletti in chiave mediterranea, un’ esperienza sonora che è un viaggio attraverso geografie vissute e immaginate, in bilico tra il Morricone dell’epopea western, la creatività dei Calexico e le suggestioni noir dei portoghesi Dead Combo.

Rio Sacro traccia per traccia

Una partenza paziente e ragionata, quella di Belvedere, che apre il disco su toni folk-country. Si va un po’ più sul notturno con Canaglia, che però a dispetto del titolo non si incattivisce più di tanto.

Escursioni in campi blues, quelle che si consumano in Radio Notte, che prevede anche una voce (femminile), impegnata per lo più ad armonizzare. Il brano ha peraltro un finale epico e anche piuttosto drammatico.

Atmosfere molto più serene e quasi campestri quelle che si incontrano in Graziosa. Invece Un altro giro fa riferimento all’ambiente delle colonne sonore, ma non si pensi subito a Morricone: qui siamo più verso le commedie anni ’60-’70, tra Alberto Sordi e Ugo Tognazzi, per capirsi.

Molto più intimi i movimenti di Pastorale, in cui le chitarre regalano dettagli significativi. Ultima paglia si fa un po’ sentimentale, regala sprazzi elettrici, si scioglie un po’ pur rimanendo calma.

Ci si immerge nella Palude, poi, ad affrontare altre oscurità che sanno di blues. Aria particolarmente languida quella che accompagna Oltre la sera.

Si arriva così al Crocevia, brano in cui sale il pathos e che fa riferimento più diretto alle esperienze morriconian/calexiche. Il finale, convenientemente, scivola verso lo psichedelico.

Afroasiatica si concede qualche escursione, non particolarmente esotica in realtà. La chiusura del disco è affidata a Stella del mare, ultimo brano che vira sul morbido.

Buono lo spirito e originale la vitalità complessiva del disco dei Rio Sacro, che con questo esordio si pongono come una voce molto interessante nel panorama della musica strumentale italiana.

Genere musicale: folk-country

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