rovere, “ultima stagione”: recensione e streaming
Di Chiara Orsetti
ultima stagione è il titolo del nuovo ep della band bolognese rovere, rigorosamente con l’iniziale minuscola. Dopo la pubblicazione dell’album di disponibile anche in mogano il gruppo composto da Nelson Venceslai, Luca Lambertini e Lorenzo Stivani ha raggiunto oltre 10 milioni di stream su Spotify, piazzandosi nelle playlist più importanti dedicate all’indie italiano.
Con questo nuovo progetto hanno mantenuto il loro mood vivace e allegro che ha saputo conquistare il pubblico di giovani dei festival estivi appena trascorsi, e i brani contenuti promettono di far urlare a squarciagola anche negli appuntamenti live previsti per l’autunno.
rovere traccia per traccia
passiamo i nostri anni a perderci la faccia / che quando la ritrovi non ti ci vedi più
stupido clark kent è la prima traccia, nonché il singolo scelto per rappresentare l’ep. Un inizio frizzante, con musica che fa venir voglia di ballare, come ogni tormentone insegna. Una storia d’amore che fatica ad andare oltre, accompagnata dalla sfiga che coglie quando tutto va bene. Sulla scena lei, la kryptonite, e lui, un povero, stupido Clark Kent che può soltanto subirne le conseguenze. Ballando.
se adesso il DJ mette su un reggaeton giuro me ne vado via per sempre come ha fatto Jon Snow
come ha fatto jon porta avanti il mood del primo brano a livello sonoro: si suona e si pigiano tasti, stavolta esprimendo amarezza per il finale di Game of Thrones e la delusione che ne è derivata. Come quando una storia inizia col botto e poi lungo la strada perde i pezzi fino a diventare soltanto un ricordo.
l’amore fa ingrassare anche più della nutella col pane
L’EP si conclude con wi-fi, forse il pezzo meno movimentato tra quelli proposti, ma che promette di rendere i live della band ancora più interessanti. Anche qui si parla di una storia che funziona a singhiozzi, una pianta di plastica che non serve innaffiare, come recita il testo.
Il bello degli ep è che regalano musica nuova molto più frequentemente. Il brutto è che quando quello che si ascolta è interessante, se ne vorrebbe di più. Come in questo caso: brani divertenti e spensierati come l’età che li accompagna.