TRAKS torna a proporti SHORTRAKS, tre recensioni in breve di dischi che potresti esserti perso. Questa volta tocca a: Dilula, Superinvaders, Mauro Pina.
Dilula, Le via dell’Amore
Dilula è il nuovo progetto di Gianluca Porcu, che con l’aiuto della voce della cantante Alice Marras pubblica Le vie dell’Amore, tra elettronica e synth pop. Atomica apre il disco con sensazioni appunto da synth pop diffuso e morbido, ma anche con strati diversi di sensazioni e una certa oscurità di fondo. Cuori Entangled mostra qualità più animate, mentre Iniziazione mette in evidenza la voce dello stesso Porcu, “corretta” da vocoder e tutto sommato più vicina alle sonorità contemporanee.
Tenue e sommessa ecco poi Light Warrior, in cui la voce della Marras torna a tenere la scena, accompagnata da ambientazioni elettroniche e vaghe. Oltre questa realtà invece ha un’immaginazione molto più bellicosa, con ritmi molto spezzettati e scomposti. Maestro torna alla voce maschile per un pezzo altisonante e piuttosto noisy. Differenti gli andamenti di Angeli senza ali, molto insinuante e con atmosfere quasi teatrali. Il disco si chiude con la sommessa ed evocativa Bisione. Nell’ondata di ritorno del synth pop di questi mesi, il progetto Dilula si colloca a pieno titolo con alcune buone idee e alcune canzoni ben eseguite e piacevoli.
Genere: synth pop
Superinvaders, Fabric of the universe
Fabric of the universe è il primo full lenght dei Superinvaders. È il racconto di un viaggio lungo migliaia di anni luce, di situazioni vissute e di forme di vita incontrate. Si parte in modo fantascientifico e cinematografico con Black Holes bending the Fabric of the Universe, che porta con sé suggestioni post punk, idee di stampo Devo, guerre stellari e un drumming furibondo. Più terrena, acida e arrabbiata Neutron Star Collision, veloce e incattivita. Interstellar Drug-dealing problem ha un contesto funkeggiante e urban, nonostante qualche svolazzo sintetico estemporaneo.
When it’s time to blow up the World esprime intenti bellicosi nel titolo e in effetti, dopo un’introduzione calma, prende a picchiare con una certa costanza, riempiendo l’aria di indie rock. Bit.byte.drive risuona altrettanto potente ma si gioca anche negli interstizi di una canzone piuttosto schizofrenica. Si torna al cinema (presumbilmente di serie B) per Space Zombies (kill! kill! kill!) colonna sonora di un film probabilmente inesistente ma molto surreale e adrenalinico. Space-face lift parte soffusa ma prende subito a picchiare. Si chiude con una vibrante, sfacciata e casinara Chase the Supernova. Hanno idee ed energia da vendere, i Superinvaders, capaci di saltellare tra i generi ma anche di fabbricarsi uno stile molto marcato e divertente, in un disco che merita più di un ascolto.
Genere: post punk
Mauro Pina, L’ho scritto io
Si chiama L’ho scritto io il nuovo album di Mauro Pina, cantautore comasco è un compendio di stili che spazia tra pop e rock. Si parte da Sei fantastico, rockeggiante e non priva d’ironia, con una totalmente incongrua voce recitata in inglese di Rosalinda Celentano. Si va sul rock, corale e aperto, con schitarrate e un acuto in falsetto, per La risposta. Molto più tranquilla Credi in te, una ballad di autoaiuto più vicina a certa produzione autorale. Risentimenti, pianoforte e rock’n’roll popolano Ora basta.
Momenti rilassa l’atmosfera, inserisce qualche elemento di blues acustico. Atmosfere vintage e danzerecce invece si dipanano in Un cuore di colori, che si avvicina alla bossa e lascia tracce di tastiere assortite. Passaggi piuttosto classici ma dinamici si manifestano ne L’uragano. Molto più british e piuttosto beatlesiana Inconfondibile, con pianoforte e un certo aplomb.
L’ultima parte del disco è riservata alle canzoni cantate in inglese: si parte da What Can I Do, contrassegnata da un esteso assolo di chitarra. Rock’n’roll a ritmi serrati, ecco poi Can Be Really So. Si passa a un improbabile contenuto dance con My Path, prima di chiudere con What do you Want, riproposizione in inglese di Sei fantastico. A completamento anche i remix de L’uragano e Credi in te.