Buone maniere per giovani predatori è l’ep di debutto dei Sorrowland, in uscita per Asian Fake. Il disco arriva dopo la pubblicazione di quattro singoli che hanno acceso i riflettori della scena trap italiana sul giovane collettivo.
Il concept attorno al quale ruota l’ep è il vampirismo: chiunque può essere quel vampiro, ben lontano dall’universo soprannaturale, un uomo o una donna borghese, di bell’aspetto e buone maniere, mortalmente annoiato dall’enormità di tempo trascorsa tra gli uomini, costantemente in cerca di qualcosa che possa solleticare la sua attenzione, e che nasconde una ferocia e una disumanità assolute dietro una facciata di distacco e divertito sarcasmo.
Sorrowland traccia per traccia
Si parte da Piazza Polonia, un paio di minuti introduttivi che promettono cose che saranno del tutto mantenute nell’arco dell’ep: dalla disperazione di fondo ai suoni abbastanza soft, dai riferimenti tossici all’ostentazione, fino alla depressione senza rimedio.
Brano simbolo è Cattedrale, un titolo alla Carver per un umore decisamente buio (“mi chiamo Mister Triste/E fa le stelle a strisce”), con tutte le caratteristiche della trap più depressa.
“Se facessi un figlio lo farei perfetto/Se facessi un figlio lo farei per Facebook” è la frase chiave di Facebook, nonché il ritratto di molta realtà. La distorsione di realtà del testo è pari a quella sonora.
Ne La Città la ferocia di fondo lascia spazio alla malinconia, quasi al romanticismo, ovviamente inteso con un occhio da “giovane predatore”.
C’è parecchia tristezza (ovunque, ma qui in particolare) in Eli Lilly, espressione di vampirismo sfumato e quasi languido.
La chiusa è con Lasciami qui, molto più determinata e decisa, sia per i ritmi sia per i toni, con il synth che si permette qualche libertà in più.
Interpreti più che significativi del cantautorato trap (o del trapautorato. Ok, lasciamo perdere) i Sorrowland coniugano i loro pensieri neri in sei brani scritti bene, in una sequenza quasi cinematografica molto ricca di immagini.