Mi sono giusto allontanato per un attimo è il nuovo album di Stefano Vergani (già anticipato da una prima parte pubblicata a giugno) per Lapilla records / Ponderosa Records.
Stefano Vergani è un cantautore brianzolo, siciliano di adozione. Pubblica il suo primo disco La Musica è un Pretesto, la Sirena una Metafora nel 2005. Ha lasciato traccia del suo talento in ambienti autorevoli come il Premio Tenco (Targa SIAE come miglior autore emergente), il Festival di Villa Arconati e il contest Musicultura.
Il nuovo album dal titolo ironico Mi sono giusto allontanato per un attimo si riferisce al suo trasferimento in Sicilia, ma anche allo smarrimento dell’uomo, inserito in una società in continua evoluzione e, a quanto sia necessario allontanarsi dalla confusione e dalle ansie quotidiane. Non a caso i brani dell’album nascono in un ranch, la nuova casa di Stefano. Un piccolo pezzo di mondo immerso nella natura, dove gli animali, tra cui Rosita il simpatico maialino nero ritratto sulla copertina del disco, sono la cornice ideale per staccare dal caos e coccolare il suo estro creativo.
Stefano Vergani traccia per traccia
Il disco si apre con evidenti sfumature pessimistiche e note dolcissime, che si fondono in un ritmo che scivola su una melodia leggera e trasforma i versi in parole che sanno arrivare in Siam d’accordo sui poeti: “Che fatica stare sulla strada buona. Innamorarsi corpo ed anima e morire per un ideale. L’ideale è certamente non abituarsi alle bugie che hanno un sapore familiare”
Clima pop e ritmo spumeggianti in Margot, la canzone più “felice” dell’album. La necessità di aria pulita e la voglia di stare lontani dal caos della città è il tema che si “respira a pieni polmoni” in Cercando un posto al sole.
Giorni che ho bevuto affronta, invece, un tema delicato e racconta in morbide note mielate la disillusione di chi si fa trascinare dal maledetto vizio del bere, perdendo il controllo sulla propria vita “Perso davanti ai miei occhi e allo specchio incerto a farmi il contro canto. Con un mare di vino da allagarci la casa e nemmeno un rivolo di pianto”.
Parole graffianti in un ritmo da ballo con Appena Appena, che ci trasporta in una situazione surreale: siamo morti e soltanto in questo momento ci rendiamo conto delle scelte sbagliate e di quanto sarebbe stato più semplice avere un approccio sereno alla vita “E ti ritrovi due metri di sotto. E quando stai sotto c’è tempo da perdere. Riflettere sembra normale..”
L’atmosfera si fa invece intima quando arriva In Equilibrio che canta di anime fragili alla continua ricerca di punti di riferimento e perse in una realtà spesso incurante del loro bisogno di sostegno.
La scelta del trasferimento dalla Brianza alla Sicilia è un nuovo inizio per Stefano, la decisione felice che lo porta a trovare la sua dimensione. Una felicità tradotta in un sound seducente e disinvolto che strizza l’occhio ad un testo riuscitissimo nel brano Passi per un colpo di calore.
Ancora la sua voglia di quiete in Lo sapevi già dove, negli ultimi versi, canta l’esigenza di riuscire a vivere lontani dall’atmosfera soffocante delle metropoli: “La grande città ti fiuta. Ti accarezza, ti stritola e poi ti sputa indietro”.
Le parole diventano musica e la quotidianità si fa poesia in Leopardi che chiude la prima parte del disco “Dolce amico ti sei fatto uomo. E come uomo porti tutte le disgrazie in una sola mano…”. Intuibile, già dal titolo, il risvolto triste e pessimistico.
Amare considerazioni In confidenza “Ma come era bella la felicità. È che non dura e quando dura che paura che fa”, dove una serie di personaggi come la dottoressa, lo psicologo o il pescatore si muovono tra le note inquiete di un testo che fa pensare.
Il silenzio non mi piace più: “Bramo umanità per queste menti chiuse in alti piedistalli. Massi enormi d’odio e cecità…” una canzone ribelle che avvolge l’ascoltatore in una sottile vena malinconica.
Non so dire se ti ho cercata esplora l’approccio alla musica del cantautore ecanta di come quest’ultima sia entrata a far parte della sua realtà, quasi senza “preavviso”: “Non so dire se ti ho cercata ma sei arrivata facendo rumore. Dal deserto che avevo alle spalle sentivo distinta una banda suonare. Eppure non vedevo grancasse nemmeno a pagarle nemmeno un clarino Ma una musica di bellezza che si faceva vicino”.
Il disco si chiude con Musica, una voce calda e accattivante per un testo dalle evidenti sfumature ironiche: “Colleghi sedicenti cantautori ritorniamo alle montagne verdi. A quel mazzolino di fiori. Finiamola con questo fare austero. Siamo sempre incazzati o tristi”. Il brano è una sorta di appello sconsolato, ma c’è anche la consapevolezza della prima strofa “… Soli non si è mai se c’è una musica”.
Dunque, Stefano Vergani si è giusto allontanato un attimo, ma il risultato è un album di 13 avvolgenti canzoni che descrivono tutto il suo mondo. I testi ricercati sfiorano e accarezzano una sottile malinconia, tuttavia, mantengono quella giusta dose di ironia che, con leggerezza, porta l’ascoltatore alla riflessione e all’introspezione. Un disco dalle moderne sonorità pop che si presenta in una veste tutta nuova, per un artista che riesce sempre a toccare le giuste corde di chi ha voglia, non solo di ascoltare, ma soprattutto di sentire la sua musica.