Tano e l’ora d’aria, “Tano e l’ora d’aria”: la recensione

tano e l'ora d'aria

Domani 25 settembre sarà pubblicato l’album, omonimo, del quartetto Tano e l’ora d’aria. Album di debutto che contiene “canzoni d’amore e canzoni di libertà, canzoni colpevoli e canzoni innocenti”.

Le dodici tracce sono state scritte in momenti diversi dal 2010 a oggi e sono soltanto una piccola parte del repertorio della band, ma sono state scelte perché più di altre potrebbero sembrare dodici uomini di età diverse e dalle diverse storie, costretti a trascorrere insieme nello stesso cortile la loro ora d’aria. Tutti con un ardente desiderio di libertà (o forse meglio di evasione) che per ognuno ha un significato diverso.

Registrato al Mono Studio (Milano) da Enea Bardi, il disco è stato suonato da: Tano Mongelli, Bruno Bassi, Carlo Amleto Giammusso, Lorenzo Attanasio.

Tano e l’ora d’aria traccia per traccia

Che dire di un disco che parte da uno spiritual con forti accenti alimentari come Dacci oggi? Nell’invocazione a più voci e a più ritmi, di chiaro stampo USA, oltre alle preoccupazioni religiose (ancorché un filo ironiche) c’è il problema della digestione, che culmina nell’invocazione “Dacci l’ostia gluten-free”.

Tutt’altra atmosfera quella di Salsapariglia, pianoforte e voce ma senza esagerare con l’intimità. Anzi la grande tradizione dei cantautori che fanno ironia per raccontare storie con maggiore agio si fa qui più vicina e concreta.

Si balla con eleganza su Una cortesia, con qualche iniezione latina in una storia di triangoli sentimentali.

Tra jazz e blues ecco poi Tumban, narrazione favolistica su ritmi diversi. Anche Pelo e contropelo è in modalità narrativa, ma più vicina all’autobiografismo.

Invece Il fascino della divisa si impronta a un rock’n’roll in stile anni Cinquanta appuntandosi su alcuni vantaggi dell’arruolamento.

Più bello da nudo è un vivace elogio della libertà conseguente alla liberazione dai vestiti, in ogni situazione sociale, coerente con il disegno di copertina.

Passo lento per Gazza ladra, il primo pezzo “serio” del disco, montato in forma di ballad dalle movenze cadenzate.

Blues con pianoforte e con intensità, ecco poi I diavoli blu, dotata di impeto e d’impatto. Si riabbassano decisamente i toni con la molto delicata Se non canta il gallo.

Naftalina riporta il mood sull’allegro, ancora con influssi blues e tecniche corali. Il disco si chiude con L’avocado, che presto si tramuta in fiesta latina a tema legale.

C’è molta ironia, che si spinge quasi fino alla comicità, nell’esordio di Tano e l’ora d’aria, ma c’è anche moltissima attenzione alle sonorità che rendono credibili e solide tutte le canzoni del disco.

Genere: cantautorale

Se ti piace Tano e l’ora d’aria assaggia anche: Andrea Labanca

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