The André, “Themagogia”: recensione e streaming

Themagogia – Tradurre, tradire, trappare (Freak & Chic/Artist First), è l’esordio discografico di The André, cantautore senza volto che interpreta, con nuovi linguaggi, il mondo dell’indie e della trap.
“Se la demagogia lusinga le irrealizzabili aspirazioni delle masse, la Themagogia compie l’identica operazione in terreno musicale accarezzando le fantasie di chi vorrebbe rediviva la nostra tradizione cantautoriale più valida e di chi vuole giustificare la sua indulgenza verso la musica contemporanea. – commenta The André – Si dice che tradurre è sempre un po’ tradire. Ogni pezzo tradotto qui è un doppio tradimento: verso chi lo ha scritto e verso chi lo canterebbe”.
In Themagogia – Tradurre, tradire, trappare il cantautore ha raccolto i frutti dell’interpretazione dei brani indie e trap e ha creato delle vere e proprie nuove canzoni traducendone il linguaggio ma mantenendo il suo significato originale.
Attorno a questo nuovo concetto musicale di traduzione nasce la tracklist: Ballata dell’Ambulanza, Britannico e Vendetta Vera, traduzioni già presentate su YouTube; Canzone dell’affitto, Marito e Madonnina traduzioni inedite dei brani No Pago Afito (Bello Figo), Mi sono innamorato di tuo marito (Cristiano Malgioglio) e O mia bela Madunina (Giovanni D’Anzi); Maddalena traduzione letteraria, a cura di Gaetano Petronio e The André, di un brano del cantautore spagnolo Joaquin Sabina; una nuova versione della cover di Habibi di Ghali e i due inediti Una canzone indie e Originale.
The André traccia per traccia
Se con i singoli sfornati finora c’era stata curiosità e un po’ di sconcerto, affrontare tutto un disco di The André comporta almeno lo sforzo di superare lo stupore di una voce che ricorda in maniera incredibile quella di Faber.
Fatta questa debita premessa, si parte con le storie di infermiere e di barboni raccontate dalla Ballata dell’ambulanza. Pezzo particolarmente intenso e ricco di archi (che fanno la sirena, nel finale).
Si prosegue con l’usato sicuro: ecco Britannico, breve excursus in Terra d’Albione. Presentata come singolo, ecco poi Canzone dell’affitto, che rende irriconoscibile Bello Figo e che comunque si occupa di immigrazione, pur con un certo senso dell’umorismo e cori afro.
Già nota anche Vendetta Vera, quasi canzone manifesto, sicuramente tra le più appuntite ed elaborate del disco.
Con un mood molto morbido e un po’ antico, ecco l’inedito Una canzone indie, leggera presa in giro della discografia di riferimento, indubbiamente con qualche nozione piuttosto fondata (“allora ti scriverò una canzone indie/due accordi di settima maggiore/che hanno il suono del languore/colma di quello spleen alla Baudelaire” etc.). Si chiude con un’autocritica. Anch’essa molto indie.
Marito si veste di ritmi vagamente latini, tra immagini estive e capelli che brillano come la biada. Canzone decisamente a sorpresa, un po’ come il cinnamomo, ma del resto qualunque rilettura di Malgioglio non può che riservare sorprese.
Probabilmente l’operazione più deandreiana (con il De davanti) del disco è Maddalena, o almeno così suona. Ci si trasferisce a Milano con Madonnina, che conferma la capacità di accostarsi con classici antichi con un certo tatto e con l’abituale originalità.
Molto morbida e dolce la riproposizione di Habibi, di Ghali, coronata da un finale di archi. Si chiude con Originale, l’altro inedito, molto autobiografico e anche molto vicino a Jannacci, come stile. A parte gli incisi sulla trap, ovvio.
L’operazione The André sembra fatta apposta per dividere, o almeno per dare licenza alle opinioni più diverse. Ma alla “traduzione, tradimento”, insomma alla Themagogia non si può rimanere indifferenti, anche perché si tratta in tutta evidenza di operazione fatta con cura dei dettagli, originalità e passione.
Ci si potrebbe turbare, e oltre, parlando di metalinguaggi e di rielaborazioni intellettuali, ma forse non è il caso di spingersi tanto in là. Anche perché il primo a non prendersi sul serio è il medesimo The André (come avete detto che si chiama, veramente?). E se ogni tanto, ma solo ogni tanto, capita di chiudere gli occhi e di confondersi, non è poi tutto questo male.