Si chiama L’AB il nuovo album di inediti per Beatrice Antolini, a tre anni di distanza dall’ultimo lavoro in studio, l’ep “Beatitude” del 2014. Il disco, pubblicato da La Tempesta Dischi, è stato anticipato dai singoli Second Life e Forget To Be. In questo album la musicista di Macerata, oltre a scrivere tutti i testi e le musiche, ha suonato tutti gli strumenti presenti (chitarra, basso, batteria, percussioni, synth, piano e programmazioni elettroniche) e arrangiato, prodotto, registrato e mixato tutti i brani.

Beatrice Antolini traccia per traccia

Insilence apre il discorso con un riff abbastanza insolente e poi prosegue a camminare su un tappeto elettronico che assomiglia al rock ma che ha anche molti altri punti di vista da esporre.

In Forget to Be si leggono profili pop di artiste anche lontane (viene in mente Kate Bush) ma del tutto calati in una dimensione sonora contemporanea. Ballata disconnessa, anche Second Life è stata scelta in qualità di singolo, probabilmente per quel fascino classico appena disturbato da qualche glitch.

Lavora di delicatezza Subba, sia dal punto di vista vocale sia per i suoni che inserisce nel contesto. Molto più determinata Until I Became, costruita su una ritmica molto consistente, pur senza trascurare un tessuto melodico ricco. Sicuramente uno dei pezzi più riusciti del disco.

Sentimenti hip hop percorrono Total Blank, ma si tratta di accenni, che offrono aperture differenti a un pezzo nervoso e con qualche sottobosco teatrale. Anche What You Want propone doppi fondi e situazioni impreviste e sorprendenti, ma con un più spiccato senso di ironia, che sfocia in un finale disco.

I’m feeling lonely rallenta i ritmi, introduce cori angelici, ma li stempera con qualche sgommata elettrica, tenendo viva la tensione di base. Si chiude con una Beatiful Nothing che è un po’ più scevra (anche se non del tutto) di piccole distrazioni elettroniche, tanto da mettere in evidenza le qualità vocali di Beatrice, in modo maggiore rispetto ad altri brani. Con tanto di finale drammatico.

Scelta di autonomia per Beatrice Antolini. Può sembrare strano, visto il ricchissimo curriculum di collaborazioni sviluppate nel corso degli anni. Ma ascoltato il disco si può dire che l’opzione del controllo totale è stata la scelta giusta: il disco è sicuramente riuscito, ricco di canzoni vive e sorprendenti, senza distaccarsi mai troppo dalle prospettive del pop. Ma anche abbastanza sperimentale, ispirato e ricco di idee da non far pensare a un improvviso salto della barricata per approdare nel pop mainstream tout court.

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