COLLA, “Proteggimi”: la recensione

Si chiama Proteggimi il primo disco dei COLLA. Il progetto nasce nella provincia di Vicenza nell’ottobre del 2016 quando tre musicisti (Simone Pass dei Polar for the Masses, Mauro Poli dei Soyuz, Davide Prebianca degli Oltrevenere) decidono di fondare uno nuovo gruppo per dare spazio alle loro creatività musicale.
Così narra il comunicato stampa: “Il raduno per le session avviene il mercoledì dalle 18:00 alle 20:30 in un piccolo paesino collinare Vicentino e nel giro di qualche mese Proteggimi diventa un disco. La prima settimana di aprile del 2017 la band decide di entrare in studio avvalendosi della crew Produzioni Fantasma con Andrea Rigoni Spazza dei Derozer per le riprese e mix, e con Luca Sammartin per il Master.
Il disco viene registrato nei ritagli di tempo dello studio e ai primi di giugno è praticamente finito, ma la band si accorge di non avere ancora un nome. Nello stesso mese decidono di far ascoltare l’album con il pseudonimo Ok Social Rogo e arrivano inaspettatamente le prime risposte positive da alcune etichette, a fine luglio del 2017 parte la collaborazione con Costello’s e la band in una notte di bagordi e scazzottate cambia il nome in COLLA per sancire e fissare tra loro e la vita un patto di unione e alchimia artistica”.
COLLA traccia per traccia
Si parte da Vicenza, una lettera rock alla propria città, trattata (rudemente) come una donna con cui dialogare, con qualche iniziativa psichedelica. Fine novembre ribatte sui tasti con intensità crescente, con elettricità strabordante e una durezza di fondo che contrasta con la malinconia del cantato.
Qualcosa accadrà rallenta i ritmi ma non l’intensità: raccontando del passato (con il topos ormai comune dei “bambini che giocavano in strada”) il pezzo si dipana in discorsi elettrici abbastanza furibondi.
Tutt’altri toni quelli della delicata Balordo, intermezzo che scala qualche marcia nella seconda parte ma senza rinunciare alla dolcezza di fondo. Per la sua rivoluzione è un brano costruito in crescita, ritmica e di senso, con contrasti e ruggiti elettrici.
Non sono indie è un anti-manifesto aperto da un’atmosfera ¡que viva Mexico!, con una presa in giro di alcuni stilemi del genere e dei personaggi coinvolti (citando indiepercui: ok ragazzi, la prossima volta se dovete far pubblicità, fatela a TRAKS, ok?), trattata con molta elettricità e molta ironia.
Chiedilo ai Ramones apre con arpeggi di chitarra e poi allarga, ma senza entrare in ambito punk. Si viaggia più su piani hard rock/stoner per un brano comunque d’impatto ma più costruttivo che distruttivo.
Il disco chiude con Terra, altro pezzo che vive di contrasti, con le chitarre che dardeggiano in libertà sullo sfondo.
Un disco ispirato, forte e anche scanzonato, quello dei COLLA, che mettono a frutto le proprie esperienze individuali ottenendo un album ben costruito e ben suonato, dai presupposti forti e dagli esiti convincenti.