esterina, “Canzoni per esseri umani”: la recensione

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Canzoni per esseri umani è il quarto album di studio di esterina. La band toscana, che ha fatto della sua autonomia musicale un elemento imprescindibile del proprio stile, tira dritto per la sua strada pubblicando un disco che cerca un modo originale di raccontare il proprio tempo, il dolore, la solitudine e il paradigma del bene.

In Canzoni per esseri umani c’è più elettronica che in passato, ci sono i fiati e ci sono le parole accurate nella narrazione delle storie minime. Per la prima volta in un album di studio troviamo una collaborazione ed è quella con Edda. Canzoni per esseri umani è stato prodotto registrato e mixato con Marco Lega (CCCP, Marlene Kuntz).

Esterina traccia per traccia

Con una voce che trasmette fragilità, Chiamarsi apre il disco con riverberi elettrici ma con un abito cantautorale piuttosto scuro. Il percorso degli Esterina è abbastanza chiaro, e il punto di partenza è all’incontro tra il rock 90s e gli autori nobili della canzone italiana.

Santo amore degli abissi si sporca le mani con la new wave, fa crescere un sentimento elettrico che rugge a ondate successive.

Molto più ossuta Meraviglia normale, che lavora molto sui bassi, parte scarna, aggiunge frammenti, cresce nel volume e nella sofferenza. Qualche risvolto quasi pop emerge da Cometa, che mette le tastiere in evidenza in un ritratto femminile.

Acustica, meditativa e lenta ecco poi Te e io, che tira il respiro e si guarda un po’ intorno, ma soprattutto dentro. Sì che lo merita risolleva i ritmi, anche se senza esagerare, ma approfondisce i temi elettrici raccontando sentimenti di folla e di pancia.

Ritratto dettagliato e acustico, ecco poi Più di me, che aggiunge qualcosa al lato contemplativo del disco.

Anche la chiusura, con Esterno notte, è molto tranquilla quanto a ritmi e bassa di luci, benché poi il finale sia in crescendo.

Bel disco di sostanza e di canzoni per gli esterina, che sottolineano la propria crescita con un pugno di brani spesso potenti ma che riescono a fare male anche quando abbassano la voce.

Genere: rock alternativo

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