Forte, “Amore doni, amore vuoi”: recensione e streaming

Forte pubblica il suo primo album da solista, Amore doni, amore vuoi: l’album porta l’ascoltatore in un percorso – fatto di melodie e arrangiamenti dal sapore anglosassone mischiati al sound vintage della vecchia musica d’autore Italiana – che affronta, tra amore e odio, lo scorrere del tempo e le difficoltà di mantenere salde le proprie sicurezze e relazioni in un mondo di certezze relative.
L’album è stato anticipato dal singolo Anni e da Mia. Le parole del brano fanno da cornice a una storia storia d’amore che finisce per dare spazio a qualcosa di più grande e importante. “E non è colpa mia se non ti sono accanto perchè è finita la magia – canta infatti l’artista – e non è colpa mia se quella volta lei di notte se n’è scappata via, e non è colpa mia se scrivo canzoni ma nemmeno una poesia”.
Forte traccia per traccia
Inizio morbido per l’album con Fiumi negli oceani, tentativo di sparizione nei sogni ammantato di elettropop.
E a tal proposito: ecco Benjamin (electropop), che si fa fitta di coretti, creando un tessuto soffice e più acustico che electro. Il testo si fa profondo e intimo in modo quasi inaspettato.
Apocalittica con delicatezza, ecco Anni, che racconta di mondi che esplodono, di impazzimenti, del fatto che la vita è un’opinione.
Universi sintetici e colorati fanno da sfondo a Mia, altro testo significativo e pensoso, senza per questo rinunciare ai modi del pop.
Disco Agnelli si fa più esplicita e anche un po’ alcolica, senza perdere di vista una linea di basso che detta la strada. Finale a elencazione quasi senza fiato ma con molte cose da dire. Anche a proposito dei “tuoi fottuti dischi di Manuel Agnelli”.
Ecco poi Be.Bo., con le sue immagini fotografiche e tutte le cose che si dicono senza sincerità. Partenza disarticolata per Fulmini, che benché arrivi così tardi sembra piuttosto basilare per l’album, con la sua aria morbida e la sua promessa di “miliardi di chitarre elettriche”.
Qualche indizio di Brunori dentro Testo sdolcinato, che però ha percussioni quasi tribali, un testo fitto e vivo, e che di sdolcinato in realtà ha più gli intenti che i risultati. Molto più tranquilla Sanremomai, che chiude il percorso del disco con serenità, benché si parli di una lei che vola via.
Forte riesce spesso a scrivere testi per le infelicità altrui, parlando con un interlocutore, reale o immaginario non ci è dato sapere. Questo espediente narrativo, unito a una cura per i dettagli e una qualità di scrittura considerevole, lo porta a pubblicare un disco davvero molto interessante e intelligente, che nella pur vasta e varia offerta del genere si segnala in modo molto positivo. Tanto da perdonargli perfino la blasfemia contro Manuel Agnelli.