I Dottori traccia per traccia
Ci si tuffa faccia avanti nel rock italiano con influenze anni ’90 quando parte Per non farti ammalare, la prima traccia del disco (con un giro di basso che ricorda da vicino Polvere di Enrico Ruggeri). Storia di Gianni aggiunge qualcosa di più in termini di rabbia e desolazione. Marte è sorretta da una robusta sezione ritmica, con una narrazione fantascientifica e un paio di recitati di Luigi Fanella.
Che senso ha mette in evidenza alcuni contrasti con tecniche di stop and go, sempre però sorretti da sonorità rock e robuste. Con Viola si passa invece, in modo inaspettato, a un’atmosfera quasi lounge, che però alla prima svolta si indurisce di colpo.
Il suo strano modo di passare l’estate è uno dei pezzi più significativi del disco, del quale si colloca giustamente a mezza via. Canzone portatrice di intensità e di ansie elettriche, assomiglia a un anthem senza però forzare troppo i toni. Un che si spagnoleggiante (e un atteggiamento passionale e di sfida, tipo torero) sottende le schitarrate di Marilù, un po’ dichiarazione e un po’ parodia degli antichi.
Ridere fa bene ha un giro di basso che sa di new wave, in un pezzo dal ritmo medio ma soggetto a esplosioni improvvise. Mario il poeta invece colloca le proprie esplosioni già all’inizio. La band rispolvera qualità narrative, che si affiancano alla capacità di creare significative tempeste elettriche. Moquette è incalzante, può ricordare band mainstream contemporanee (Negramaro?) e cerca strade dirette.
Domenica, ultimo brano inedito del disco, si lascia andare a qualche malinconia, sempre senza rinunciare a qualche scossa elettrica. Il disco si chiude però con Un blasfemo, cover di De André da Non al denaro non all’amore né al cielo, con testo di Giuseppe Bentivoglio (ma sulla base della traduzione di Fernanda Pivano delle poesie di Edgar Lee Masters: un gioco di specchi e rimandi quasi senza fine): i Dottori operano in modo chirurgico accendendo le luci e aggiungendo un po’ di forza e di rock.
Buono il lavoro de i Dottori, che non nascondono di avere preferenze che arrivano da un altro tempo, ma che utilizzano tutti gli spunti, vintage e no, per costruire canzoni robuste, solide, ben piantate a terra.
Se ti piacciono I Dottori assaggia anche: Dei Perfetti Sconosciuti