Il Fieno presenta Riverberi, disco uscito per UMA Records: Gabriele Bosetti, Gianluca Villa, Alessandro Viganò e Paolo Soffientini tornano con un lavoro maturo a tinte scure ma dall’anima pop, prodotto da LeLe Battista.
Nove tracce che aprono un nuovo capitolo del percorso artistico del gruppo, dopo gli ottimi riscontri del debut album I Vivi che ha ottenuto la candidatura come Miglior Opera Prima all’interno del Premio Tenco e la vittoria del premio MEI Superstage all’interno del MEI – Meeting delle Etichette Indipendenti di Faenza.
“Ci siamo approcciati alla scrittura del disco con l’obiettivo di dare totale priorità al suono, consapevoli che la ricerca della forma canzone sarebbe comunque venuta fuori strada facendo, e così è stato. Sono cambiate tante cose nelle nostre vite in questi ultimi tre anni, nel bene e nel male, e credo che l’indefinitezza che aleggia spesso in “Riverberi” a livello strutturale, sonoro e testuale ne sia la diretta conseguenza. Questo album è un caos ragionato: è la messa in musica della consapevolezza che tutto va a rotoli senza un motivo particolare. A volte dalle macerie nasce qualcosa di buono, altre volte non nasce nulla. “Riverberi” vive di estremi, e rispecchia entrambe le cose. Ne siamo orgogliosi.”
Il Fieno traccia per traccia
Pezzo da scalare, anche in senso ritmico, Everest apre il disco ricollegandosi immediatamente a ciò che già si conosce de Il Fieno: molta elettricità, un certo risentimento, una vena malinconica che spesso si traveste da rabbia.
Molto più uniforme la linea ritmica di Galassie, che spalma influenze internazionali su una struttura piuttosto semplice e lineare. 1983 porta in primo piano i riferimenti temporali, ma anche una costruzione del pezzo che parte piano e sviluppa gran parte della propria potenza nella seconda parte.
Molto vivace e da corsa ecco poi Lucertole, fortemente trainata dalle chitarre. Si rallenta con Canzone semplice, episodio riflessivo.
Il tutto riprende fiato con Porno, che ha uno sviluppo ritmico non lineare, una notevole potenza di fuoco, anche se qui e là l’impressione è che si proceda un po’ con il freno a mano tirato (e non è la prima volta all’interno dell’album).
Lotus è forse il brano più interessante del disco, con un andamento difficilmente prevedibile e scelte sonore molto poco monolitiche. La chiusura è quella di Levanto, con un sound che fa pensare al folk-rock, in un brano che si disperde fra molte frange.
Il Fieno conferma il proprio talento, anche se tutto sommato parte della collera di fondo che ne faceva una band in grado di proporre sviluppi davvero originali è svanita o nascosta. Nel complesso il disco è comunque interessante e di alto livello.