Leo Pari: cinque minuti con…

Interessi personali: il martello, il pennello, lo scalpello, il pennarello e il cuore
Già dalle informazioni sulla sua pagina Facebook, si intuisce che Leo Pari ha le idee molto chiare su come vendere il suo prodotto, che probabilmente non è altro che la versione musicale di se stesso. Gli abbiamo fatto qualche domanda, soprattutto legata all’ultimo album uscito, Hotel Califano, dove si balla, ma si fa anche qualche riflessione più cicciotta, mascherata dalla cassa che accompagna e fa muovere il braccio fuori dal finestrino in questa estate appena iniziata.
Potrei farti una domanda per ogni canzone di “Hotel Califano”, ma i cinque minuti diventerebbero almeno una buona mezz’ora. Quindi ti chiedo: la tua idea dell’amore, dello stare insieme, si può ricondurre a “servirebbero coppie da uno”, come dici in Giovani Playboy?
Accade di dover fare i conti con quello che è stato per comprendere quello che siamo diventati, e le persone che ci sono state accanto hanno spesso avuto il compito di tirar fuori il nostro meglio, o il nostro peggio, avercelo mostrato e costretto a farci i conti prima di poterlo archiviare in soffitta.
La differenza rispetto ai tuoi album precedenti è notevole: nel tuo ultimo lavoro si può ballare dalla prima all’ultima traccia, e riesci a far sembrare divertente anche il tema meno piacevole. Come sei riuscito a creare questa combinazione esplosiva?
Avevo voglia di ballare e soprattutto di far ballare, sono partito dai ritmi in molte canzoni, poi ho scritto il testo e la melodia. Poi ho seguito come l’istinto, mi piace parlare anche di argomenti delicati, la vita li prevede, quindi perché far finta di niente.
Già, perché far finta di niente quando il gioco si fa duro? Perché preferiamo nasconderci davanti a un ostacolo anziché affrontarlo, superarlo e finalmente andare oltre?
Forse proprio la title track, credo di essere riuscito a sintetizzare buona parte della poetica di questo lavoro in quella traccia. Poi non ha accordi, un bell’esperimento.
Sei attivo sui social, regalando perle di saggezza nel tuo stile che ottengono centinaia di like. Cosa pensi di questi mezzi di comunicazione, che spesso sostituiscono i rapporti in carne e ossa?
I social sono severi ma giusti, spesso è più comodo sentirsi attraverso un social, che problema c’è? La tecnologia è stupenda.
Sia per i singoli sia per il disco avete scelto uno stile moderno e catchy. Ci racconti meglio il disegno in copertina di Hotel Califano?
Diciamoci la verità, quello che conta è qualcosa per cui valga la pena vivere o valga la pena morire. Il resto ha senso, fino a un certo punto. Forse è per questo che funziona così bene il suo lavoro. Chiaro, efficace, severamente realista.
Nella playlist dell’estate ci saranno senza ombra di dubbio i tuoi pezzi, ma consigliaci qualche artista, magari poco conosciuto, che ci può regalare spensieratezza e voglia di ballare…
Mmm, difficile, ascoltatevi I Tristi.
Li ho ascoltati mentre mettevo insieme queste righe. È solo un singolo, su Spotify, ma l’intenzione è chiara.
Chiara Orsetti