Un corvo in stile Poe e schizzi di sangue in copertina, Corax è il nuovo disco dei Niamh. Band neonata ma con esperienza individuale alle spalle, i Niamh possono contare su Mateja, parte della sezione ritmica degli Indigesti, storica punk band italiana, con la quale suona in tutta Italia e oltreconfine, mentre Bellix ne ha fatto parte solo in passato. Mike invece è anche cantante degli Arcadia, da anni una delle band dal curriculum più ricco della penisola (hanno suonato con Iron Maiden, Megadeth, Six Feet Under, Mnemic e altri).
Tommy invece ha fatto parte degli Arcadia, in passato crescendo con loro passo dopo passo. Dopo pochi vagiti (e siamo già nel 2016) iniziano i quattro ragazzi di Vercelli a darsi da fare, esordendo live e registrando i primi pezzi cercando un sound d’impatto ed energico. Il disco si compone di otto tracce metaldai colori diversi.
Niamh traccia per traccia
Putting the fun in FUNreal apre il disco su ritmi già molto alti. Si sentono echi di nu metal e di goth nel discorso, mescolati e agitati da sonorità potenti. The WOW effect prolunga il discorso con sonorità simili ma ritmi un po’ più controllati. La potenza di questo brano si esprime liberamente attraverso le chitarre che sgomitano prima di trovare aperture libere.
Si recupera in termini di aggressività con Eat.Pray.Kill, che si mette a saltare e picchiare in modo piuttosto indemoniato. Mrs. Fletcher relatives gioca sporco e si infila in anfratti elettronici strisciando fino a uscire su avallamenti più allargati. Dopo un’intro electro, ecco My Antichrist Anaemia, altro pezzo roboante e virulento.
Si entra in teste non molto tranquille con The voices made me do it, che scarica tutta l’energia possibile dal versante elettrico. A seguire Paracetamolotov, un mix interessante che vede il drumming proseguire nel lavoro precedente, ma alzando ancora di più volumi e ritmi. Si chiude con Maniac, cover ad alti giri presa nientemenoché dalla colonna sonora di Flashdance, con Michael Sembello qui trasfigurato in una danza metal (ma non esagerata).
Un disco dai tratti claustrofobici ma anche godibile, quello dei Niamh. Il genere è dubbio, nel senso che si avvertono influenze da molto generi metal e anche qualcosa fuori dal metal. Il risultato è comunque robusto e notevole.