Scarda è Nico Scardamaglio, un cantautore che con pochi ingredienti semplici e genuini è riuscito a farsi conoscere e apprezzare dal pubblico. Il suo tour di concerti ha avuto un grande successo, e il suo secondo album Tormentone continua a veder aumentare il numero di ascolti sulle piattaforme online nonostante la pubblicazione sia dello scorso ottobre, merito del passaparola e del suo indiscutibile talento. Lo abbiamo intervistato.

Il tuo “Tormentone” sta girando l’Italia in lungo e in largo: oltre 20 date dallo scorso autunno e avanti fino a primavera inoltrata. Che cosa porterai con te al termine di questo tour? C’è stata qualche tappa in particolare che ti ha lasciato ricordi indelebili?
Di tutte queste date credo di voler fare un vero bilancio soltanto alla fine. Nel frattempo, ciò che si avverte è tanta umanità. Fare i chilometri insieme, suonare su tanti palchi, conoscere tanta gente, dormire in tanti alberghi, crea tra noi della band un legame molto intenso.
È bello, poi, girare, trovare e ritrovare i fan in giro, magari gente che si è fatta i chilometri, magari gente che si è fatta più città. Credo che la data che mi è rimasta più impressa è stata Prato (Capanno Black Out) perché c’è stata molta più risposta di quanto mi aspettassi e perché ero particolarmente “allegro” sul palco. Si accedeva al camerino tramite delle scalette. Ricordo che a fine concerto, uscendo dal palco le ho fatte di schiena, perché sono inciampato.

In “Sorriso” parli d’amore e di malinconia, ma quello che mi ha colpita fin dal primo ascolto sono i luoghi che la abitano. I negozi sono uguali a Berlino e a Cosenza, i pensieri sono uguali a Taranto o a Milano, come a riprendere il concetto del non importa dove… ma chi?
L’argomento principale di Sorriso è la morte. È dedicata a una persona che non ha mai saputo di essere amata, e come dici tu… il pensiero, il ricordo, può avere molti “dove” ma è il “chi”, spesso a dare davvero importanza a quel luogo, e a quel ricordo.
A proposito di tour e di luoghi del mondo, non posso fare altro che chiederti se ami viaggiare e quali sono i luoghi “fisicamente raggiungibili” che hanno segnato il tuo cammino.
Mi piace viaggiare, ciò che mi piace vedere di più è la provincia. Qui in Italia ne ho vista tanta, mi piace il mare, i borghi e la campagna, o i borghi che si incastrano con entrambe le cose, tipo Positano o Castellina in Chianti. All’estero sono stato quasi sempre in grandi città.
Mi riprometto, appena potrò, di visitare la campagna francese, quella belga, i mulini a vento in Olanda, ma anche la provincia inglese. Altro desiderio che avrei: Santorini in inverno. Magari anche primavera. Ma non in estate.

Grazie a “Smetto quando voglio”, colonna sonora dell’omonimo film, sei arrivato a farti conoscere anche da chi è lontano dal mondo musicale indipendente. Com’è nata la collaborazione con la produzione?
Molto brevemente (l’ho già raccontato in molte interviste) suonavo in un locale a Roma, era un breve intervento sul palco nell’ambito di un open mic (quello che dopo avrebbero chiamato Spaghetti Unplugged). Seduta tra il pubblico c’era la ragazza di Sydney, il regista.
Mi ha fatto un video, poi glielo ha fatto casualmente vedere, e da lì si è interessato alla mia musica. Siccome aveva questo film da girare qualche mese dopo ha pensato di affidarmi la title track. Mi ha mandato la sceneggiatura e sulla base di quella ho scritto il brano. Gli è piaciuto.
Di solito chiedo una playlist agli ospiti di “Cinque minuti con…”, ma in questo caso mi piacerebbe che ne creassi una a tema viaggio, interiore o no lo decidi tu… Ti va?
Vi do una Playlist che ascolterei percorrendo la provincia… la Via Emilia per esempio, o le strade di campagna della Maremma, o una litoranea in Calabria.
Chiara Orsetti