Riecco SHORTRAKS, la rubrica che condensa tre recensioni di dischi e te le porge su un piatto d’argento (va be’ argento, qualcosa che luccica abbastanza, non formalizziamoci). Questa volta tocca a Quadrosonar, June 1974, Il Leprotto.
Quadrosonar, Fuga sul pianeta rosso
Fuga sul Pianeta Rosso è il disco d’esordio dei toscani Quadrosonar, prodotto e registrato da Marco Ribecai negli Studi Magnitudo e uscito per Phonarchia Dischi. Un viaggio allegorico e utopistico su Marte su modalità rock alternative. Dopo l’introduzione di Ammartaggio, arriva il cantato con Can che abbaia, contrastata e stratificata, con sciabolate improvvise e una voce che sussurra. Ricordi d’infanzia rimpianti e gridati in Cosa resta di me, sostenuta e sofferta. Elettronica, ritmi tribali e una certa ambiguità di fondo caratterizzano Zero (scegli me). Drumming in evidenza e malesseri social (ma anche su Marte?) sono al centro de L’Apatia sociale, molto appassionata.
Un istante su Marte riporta il discorso a uno stato di calma malinconica, con pianoforte, archi e molta melodia. Con 5:59 a.m. si torna a ritmi invece altissimi e con un volume furibondo, per un pezzo a tutto impatto. Più sfumata Lacune, che mostra una certa predilezione per suoni sotterranei e ambivalenze sonore. Il piano torna al centro di Nella mia città, che cresce piano piano, insieme a spunti elettrici e un’ira in aumento. Lunasia chiude in electro il disco, giogioneggiando un po’ con la voce, ma anche aprendo una deriva quasi jazz a metà brano. Debutto interessante per i Quadrosonar, capaci di disegnare un quadro completo e di accompagnarlo con sonorità di ottimo livello.
Genere: rock alternativo
June 1974, Nemesi
June 1974 è il progetto solista di Federico Romano. Il progetto di musica strumentale nasce nel 2009 e di recente ha prodotto Nemesi, un disco da dieci brani che vede un ospite eccellente su ogni traccia. Si parte da Gionata Mirai (Teatro degli Orrori), che collabora alla vasta Sognando Klimt, che apre il disco con un drumming roboante e con qualche influenza progressive. Inoubliable vede la partecipazione di Tommy Talamanca dei Sadist per un brano che alterna momenti di calma melodica ad altri molto virulenti. Narciso (con John Cordoni dei Necromass) parte da un martellamento costante ed estremamente metal: va detto che però del metal, di ogni sottogenere, i brani non hanno la potenza distruttiva (e negativa), ma conservano sempre una certà solarità.
Si procede poi con Home, cui contribuisce Francesco Conte dei Klimt 1918, che riporta a casa sensazioni più moderate e soffuse. Panorama, che torna al drumming più torrenziale e che ha modalità acide, vede una doppia collaborazione, quella di AndyLaRocque (King Diamond) e Tommy Talamanca (Sadist). Jørgen Munkeby (Shining/Ihsahn, già Jaga Jazzist) e il suo sax appaiono in Nothing Man, che ha una partenza molto d’atmosfera, per poi farsi tirar dentro in scambi di idee anche violenti. Senza molti compromessi invece è Death Note, con Patrick Mameli (Pestilence), cadenza quasi marziale ma anche momenti e sensazioni molto composite.
Arcadia, con Paul Masvidal (Cynic/Death), ha un titolo idilliaco ma il mood, costante, è sempre molto rock e molto frontale. Creed vede la partecipazione di James Murphy (esperienze con Obituary, Death, Testament, Cancer, Gorguts, Disincarnate: insomma dove c’è una band con un nome mortale, c’è lui) e mette in pista velocità altissime. Si chiude con Beloved, insieme a Francesco Sosto (The Foreshadowing), con il pianoforte e linee più semplici ma anche in crescita. Non si sa contro chi o cosa June 1974/Federico Romano voglia prendere la propria Nemesi. In ogni caso il disco può appagare una buona nicchia di appassionati del genere.
Genere: strumentale, metal, post rock
Il Leprotto, Lira di Dio
Si chiama Lira di Dio il nuovo album de Il Leprotto (Brutal Toys Records). A quattro anni dall’ultima pubblicazione, dopo il tour in tutta Italia e un lungo periodo meditativo in studio il produttore cremonese si ripresenta sulla scena electro-techno italiana. Dopo Introduksjon, si procede ai battiti e alle tematiche noir ma rapide di Luck Attiva. Giri insistiti e fondali tecnologici molto vividi si manifestano anche in Tuva, che però concretizza influenze e atmosfere orientali. Two Bad Minutes rallenta il passo e lo appesantisce fortemente, e finisce su loop ipnotici.
Situazione non molto differente per Marches in March, mentre Mavaffu*k You è un filo più esplicita e segue percorsi fluidi e molto vividi. Cori e una certa aura sacrale circonda One Bad Minute, che porta a The Experience Ended, uscita robusta e furibonda dal disco. Brani che funzionano meglio in pista che su disco, le composizioni de Il Leprotto comunque risultano vincenti anche a orecchi profani.