Stramare, “obliquo.”: recensione e streaming

obliquo. è l’album d’esordio di Stramare, al secolo Matteo Palazzolo, giovane songwriter piemontese classe 1997. Il suo è un cantautorato visionario e sognante, dall’anima soul e dalle sfumature elettroniche, che osserva e fagocita le immagini e le dinamiche della vita quotidiana, ed è cantato rigorosamente in italiano.
A parlarci del concept del disco è lo stesso artista di Ivrea:
Obliquo è una postura, una dichiarazione d’intenti, è uno sguardo, farsi attraversare dal tutto e rigettarlo come viene, storto, deformato, laterale, cringe, Obliquo. Obliquo è suggestione. È un modo di stare, di scegliere. Una distanza da percorrere, un modo di essere corpi, di essere femmine maschi e niente di tutto questo. Obliquo sono nove canzoni pop
Registrato e arrangiato tra il 2018 e il 2019 assieme al polistrumentista milanese Marco Giudici (Halfalib, Any Other, Generic Animal) e anticipato dai singoli Cantonese, T, Madonna e Vodka Sour, l’esordio discografico di Stramare esce in streaming e in digital download, prodotto da Nufabric Records e Foolica, distribuito da The Orchard e con le edizioni musicali a cura di Kobayashi.
Stramare traccia per traccia
Un curioso connubio tra futuro e passato dà vita al breve Preludio, molto vintage nel cantato ma sintetico nei suoni/rumori. Si passa poi a Cantonese, che si muove in ambiti sonori tra l’indie e l’alternative internazionale, con idee fantasiose e citazioni nobili disseminate lungo il percorso.
Si prosegue con T, altro pezzo morbido e narrativo, con un tessuto sonoro tenue ma ricco. Si nuota a dorso dentro i bicchieri, ma il contenuto è una sostanza fatta soprattutto di nostalgia.
I ragazzi non piangono è quella che una volta si sarebbe definita una “canzone d’atmosfera”: dietro la citazione dei Cure si cela una ballad particolarmente melodica e piuttosto “antica” ma molto ben gestita ed eseguita.
Si prosegue con Vodka Sour, che è meno morbida seppur sempre cantata sottovoce. “Sanguinavo fra i sampietrini”: immagini anche forti ma immerse in un contesto sempre soffice e ovattato.
Dopo l’Intermezzo è tempo di Madonna, racconto di equilibri casalinghi adolescenziali, coronati da un amore che è anche adorazione. Un po’ più aerea e sottilmente malinconica Platani, che si immerge in atmosfere alla Cole Porter, ma con qualche goccia di soul, per raccontare di una pioggia sotto gli alberi, esterna ma anche intima.
“Io, te e Cesare Pavese”: inizia così La luna e i trenord, storia di un viaggio evidentemente complicato, che fa sperare in ulteriori esplorazioni.
L’album si chiude in romanticismo con San Valentino, che ha un Gino Paoli come nume tutelare, ma che in realtà esplora un rapporto evidentemente un po’ bolso e ai minimi termini.
Disco originale e ben confezionato quello di Stramare, che si fabbrica una propria via al pop, attingendo da sonorità anche antiche ma gestendo il tutto con grande disinvoltura ed eleganza. Un’ottima scoperta.
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