Che Vita Di è il nuovo album di VV, in uscita per Nigiri / Sony Music Italy. Che Vita Di si sviluppa come un album di polaroid musicali, che con vividezza, contrasti emotivi e momenti di vita vissuta, spazia dal cantautorato più intimo e acustico a sonorità elettroniche, urban e lofi. Ogni traccia immortala frammenti di esperienze estremamente condivisibili: ansia di vivere, relazioni più o meno complicate, ma anche la bellezza di perdersi e ritrovarsi.

Il titolo richiama la giocosa espressione sospesa, spesso usata per esorcizzare momenti difficili, caratterizzati da imprevisti e prove da superare, invitando chi ascolta a completarlo: “che vita di…” gioia, fatica, dolori, sogni o compromessi. È un disco che celebra le contraddizioni, gli alti e bassi, le lotte e le meraviglie che ci ricordano che restare in piedi, nel caos quotidiano, è di suo già un traguardo.

Che Vita Di è un viaggio sonoro attraverso le contraddizioni e le sfide della quotidianità. È un disco che esplora le piccole e grandi battaglie che affrontiamo ogni giorno, focalizzandosi sul coraggio di agire anche quando sembra impossibile, trasformando l’apparente fatalismo contenuto nel titolo, in un percorso di autodeterminazione

VV traccia per traccia

Questioni di fuga e di abbracci, quelle esplorate in Graffi, che apre il disco in modo piuttosto vivace e d’impatto: il pop colorato ma narrativo di VV si fa fitto fin da subito.

Immagini quotidiane e urbane quelle contenute in Ondeggiando, che appunto ondeggia e balla un po’ ma su ritmi medio-morbidi, con un po’ di r&b nelle vene.

Ecco la title track Che Vita di: di che cosa sia la vita già ce lo diceva Levante qualche anno fa, ma qui i modi sono un po’ più soft, mai gridati, molto fatalisti, anche abbastanza divertiti.

Toni e luci basse per Biglia, che si srolota lenta e con i modi della ballad sentimentale, struggente ma senza esagerare. Ukulele e atmosfere vagamente tropicali per la già nota Vita lenta, che descrive desideri e panorami, forse non del tutto realistici ma sicuramente confortanti.

C’è Nashley a dialogare su Domani, in un duetto basato su alcuni chiariscuri efficaci, per un brano fluido e filante. Giro di chitarra e cori su Fatti miei, che si basa su gelosia e qualche risentimento social.

Giro di chitarra particolarmente pungente quello che si incontra in Cemento, altra ballata romantica e abbastanza interrogativa. Morbida e molto intima anche Spina, che poi si allinea sulle dinamiche dell’r&b, fischiettando.

Ultimo brano dell’album è Belve dolci, che probabilmente è adatta anche per chiudere un concerto: una melodia semplice e una crescita ritmica, mentre si chiedono dei morsi, come in un attacco di licantropia affettiva.

Sembra un po’ arrabbiata VV sulla copertina del suo disco, moon boot da grizzly, cappello con le orecchie e tutto. Nell’album invece la rabbia si stempera parecchio e lascia spazio a canzoni per lo più gentili, magari un po’ dolorose ma con il sorriso, scritte molto bene e sempre in grado di creare piccoli mondi in cui perdersi per tre minuti. Si chiama “pop”, e la ragazza lo sa fare benissimo.

Genere musicale: pop, cantautrice

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