Alberto Cipolla presenta Branches: il nuovo album dell’artista torinese è uscito per MeatBeat Records. Il disco apre un nuovo capitolo del percorso artistico di Alberto, dopo un debut album, Soundtrack For Movies In Your Head (2014, Videoradio) apprezzatissimo dalla critica e dal pubblico.

Branches è un viaggio nei vari orizzonti musicali ai quali mirano le composizioni di Alberto Cipolla, talvolta più sperimentali e talvolta più catchy. Il supporto del quartetto d’archi si alterna alle sonorità più intimiste di alcuni episodi, in cui il pianoforte narra, suona, emoziona (Absence e Impromptu).

“Branches, come i rami degli alberi che si estendono e dividono seguendo ognuno il proprio percorso, o come infiniti bivi di una rotaia. Nella vita compiamo un’infinità di scelte che possono portarci da una o dall’altra parte del bivio. Alcune scelte sono piccole e il cambiamento di rotta è minimo, altre sono enormi, altre ancora, per quanto grandi sembrino, non lo sono abbastanza da toglierci dal binario che passa da una determinata ‘stazione’ che avremmo comunque attraversato, un evento che avremmo comunque vissuto perché connaturato in noi, per via di come siamo, pensiamo e agiamo”.

Alberto Cipolla traccia per traccia

L’introduttiva Timelapse disegna un percorso sempre più allargato, in cui al pianoforte si unisce la voce (femminile), prima che un drumming potente e tribale trasformi lo scenario.

Introduzione morbida per No Regrets pt.1, questa volta contraddistinta dalla voce maschile. Il brano, pop e melodico, vede l’arrivo del pianoforte soltanto dopo un certo periodo.

Grande tranquillità anche per Foggy Day, passo lento e marcato e scenari poetici. Breve intermezzo solo voci per Le Vent, piccola ventata e notevole stacco. Il piano torna al centro con The Wind, che a parte il titolo ha poco in comune con la precedente, se non una certa gentilezza (ma vale per tutto il disco). Gli archi forniscono uno sfondo comodo, ma attentano qui e là anche al proscenio.

Children, nella prima parte, recupera un sapore classico e rarefatto di “canzone” (come la potrebbero intendere Gershwin e Bacharach, giusto per far capire i parametri). Poi deraglia un po’, ma senza perdere freschezza.

Con Absence si scende per rivoli di malinconia, prima di acquistare forza improvvisa a crescita costante. Anche Improptu parte molto piano, dimostrando comunque un certo carattere, che si apre a ventaglio da metà brano in avanti.

Two Lovers torna al cantato e anche al pop, con un battito ravvicinato e strumenti analogici e sintetici che dialogano. Cori femminili (lirici) e sonorità sfumate quelle di Aria.

Again inizia un percorso più doloroso, chiuso dalla seconda parte di No Regrets, che fa terminare l’album con malinconia, prima serena e poi più voluminosa.

Una costruzione attenta e ben cesellata, quella dell’album di Alberto Cipolla, con trame tessute con delicatezza. Il disco, visto nel proprio complesso, oscilla senza tentennare tra classico e pop, riuscendo a farsi apprezzare senza pensare ad alcuna barriera di genere.

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