Guerra d’orgoglio, il nuovo ep di Fabe, è una raccolta di cinque brani autobiografici, uno storytelling in cui testi e musica descrivono un malessere diffuso e una generale insoddisfazione. Cinque canzoni, ognuna con la sua storia, che insieme compongono un progetto poliedrico, in cui ogni parola ha un peso e riprende un momento specifico della vita del suo autore.
Il legame fra i brani, oltre che nel modo di narrare, resta nel suono: un cantautorato moderno con influenze indie/rock e rap.
«Per me la musica è un confessionale dove posso sfogare liberamente le mie ansie, metterle nero su bianco aiuta ad alleviarle. Parte tutto da una chitarra e nonostante io non sia un musicista che sa leggere la musica riesco a comporre seguendo il mio istinto e una certa libertà che la musica sa dare». Fabe
Fabe traccia per traccia
Si parte da un’intensa e struggente title track: Guerra d’orgoglio parla di rapporti genitore-figlio, con un ritmo crescente e un impatto forte.
Più animata e ritmata, ecco poi Molesta, ritratto di un incontro sentimentale con qualche spigolo.
Scontri e ambulanze a precedere Linea50, brano in realtà notturno e pensoso, oltre che molto sussurrato. Un po’ di rap anima la seconda parte del pezzo.
L’atmosfera cambia da urban a estiva con Gabbiani, che ha un giro iniziale piuttosto solare e vagamente reggaeggiante, anche se poi il testo è più riflessivo che festoso.
L’ep si chiude con CDV, acronimo di “cuore di veleno”, che arriva al termine con un brano avvolto dalla malinconia e dal risentimento.
Una miscela piuttosto variegata, quella proposta da Fabe nell’arco delle cinque canzoni proposte nell’ep. Cambiano spesso i suoni, ma il filo rosso dei testi e dell’umore mantiene coerenti le canzoni di un lavoro interessante e godibile.