Guignol, “Porteremo gli stessi panni”: la recensione

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Due anni dopo Abile Labile, (qui recensione e streaming) tornano il prossimo 23 febbraio per Atelier Sonique i Guignol. Sull’onda della fervida ispirazione di Pierfrancesco Adduce, con un nuovo disco intitolato Porteremo gli stessi panni, titolo tratto da una poesia del poeta e grande attivista politico lucano Rocco Scotellaro.

I primi brani di questo disco – racconta Pier Adduce – li ho scritti velocemente dopo un confronto duro e animato con mio padre, a casa sua, in una fredda e umidissima serata in campagna, nella Basilicata. Da quel diverbio infarcito di imprecazioni, accuse e scuse, aneddoti e rievocazioni che mi parevano persistere dai tempi dell’infanzia, sono scaturiti i ‘demoni’ che da tempo chiedevano di avere un loro spazio: un piccolo posto d’onore finalmente, con me, a tavola, e sulla carta che mi accingevo a scarabocchiare rapidamente”.

Guignol traccia e traccia

Si apre di blues molto old style, con la breve ma significativa Padre mio. Il pezzo, fra cori, organi e una crescita graduale, sembra collocare subito il disco su orizzonti non così immediati.

Tessitura fitta di chitarra classica, con un robusto lavoro di basso alle spalle, in Diversi Opposti, che si rischiara qui e là e che ha una crescita molto muscolare. Sei fratelli è ritmata e narrativa, con un passo consistente e insistente.

Si rallenta con Come Maria Vergine, ballad lenta e altrettanto narrativa, ma con una crescita ritmica che si fa spazio piano piano. L’Orizzonte stretto si muove sui binari angusti di un giro di chitarra, ancora fra blues e folk, con buoni carichi di rabbia a bordo. I carichi piano piano tracimano e finiscono per allargare l’Orizzonte.

Stesso anno cantato dagli Smashing Pumpkins, ma 1979 per i Guignol sa di pallone bucato, piccole rapine e violino. Del resto né Milano né la Basilicata sono Chicago.

Oggi dopotutto procede con passo sostanzialmente epico, traendo ispirazione dal desert rock à la Calexico, sfociando quasi naturalmente in un duello sonoro tipo Mezzogiorno di fuoco.

Lo stesso spirito baldanzoso e le stesse sonorità caratterizzano La Promessa, che però rimane con le briglie più tirate. Si chiude con Pozzanghera Nera, che decide per strade drammatiche.

Disco costruito con terra, sassi e bestemmie, il nuovo dei Guignol è sanguigno come gli impulsi dai quali parte. Il nuovo della band di Adduce porta con sé molti residui e su quelli costruisce canzoni sincere e forti.

Se ti piacciono i Guignol assaggia anche: Niggaradio

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